Dialogo interreligioso, Islam e ISIS

Dialogo interreligioso, Islam e ISIS

Domenica 25 Ottobre si è svolto un piacevole incontro organizzato dal gruppo adulti di Azione Cattolica sul tema “Dialogo interreligioso, Islam e ISIS”.

Ad aiutarci nella riflessione sono stati chiamati Doriano Saracino e Giorgio Musso della Comunità di S.Egidio di Genova: la comunità, costituita a Roma nel 1968, è oramai presente in tutti i continenti (principalmente Asia, Africa, America Latina); partendo dall’ascolto del Vangelo e dalla preghiera svolge un servizio di aiuto e sostegno a poveri, anziani, bambini, persone senza dimora, immigrati, malati, carcerati. Conosce quindi da vicino le situazioni sociali, politiche e di disagio dei paesi dove si trova ad operare.

Il primo argomento affrontato è stato il dialogo interreligioso: i primi passi che la Chiesa muove in tal senso risalgono a un secolo fa con Papa Benedetto XV che condanna ogni forma di guerra definendola “inutile strage” ed invita ad un ritorno dei principi del Cristianesimo lanciando un appello ai cattolici per attivarsi in azioni umanitarie.

Successivamente, nel 1965, Papa Paolo VI e i padri del Concilio Vaticano II pubblicano la “Dichiarazione sulle relazioni della Chiesa con le religioni non Cristiane – Nostra Aetate” in cui pongono in evidenza i punti di contatto esistenti con l’ebraismo e l’islam e in cui affermano che tutte le religioni hanno un senso perché “riflettono un raggio di quella verità che illumina tutti gli uomini”.

Negli anni 80 il dialogo teologico con l’islam rallenta per la naturale divergenza di vedute sui valori fondamentali, soprattutto la figura di Gesù Cristo; allora Papa Giovanni Paolo II ha un intuizione formidabile: organizza l’incontro interreligioso per la Pace ad Assisi nell’Ottobre del 1985. In particolare in quell’occasione il Pontefice afferma che la pace è un cantiere sempre aperto, un cantiere aperto a tutti. Quanto risuonano attuali e necessarie queste parole, trent’anni dopo, riprese recentemente anche da Papa Francesco! Il dialogo passa quindi da essere fine a se stesso a strumento per costruire la pace.

Da allora ogni anno la comunità di S.Egidio organizza un incontro internazionale nello spirito dell’incontro di Assisi.

Dopo l’attacco dell’ 11 settembre 2001, San Giovanni Paolo II convoca un altro incontro interreligioso perché intravede la nuova sfida che il mondo si trova ad affrontare: il cosiddetto scontro di civiltà cioè guerre sostenute non più per carattere ideologico ma per ragioni etniche e religiose.

Ma parlare di dialogo interreligioso in un mondo dove esistono elementi come l’ISIS ha ancora senso, non è un’ingenuità? In realtà non c’è alternativa al dialogo e in particolare nella martoriata terra di Siria e Medio Oriente.

Emergono a tale proposito due motivi di fondo:

  • il dialogo è necessario per aiutare i cristiani a rimanere a vivere in quei luoghi. Attraverso il dialogo si può arrivare anche nei paesi arabi alla costituzione di uno stato di diritto in cui poter vivere pacificamente pur nella diversità delle religioni. Può essere un percorso lungo ma la prospettiva cristiana consiste proprio nell’uscire da una visione dell’immediato per ampliare lo sguardo al domani, intravedere ciò che avverrà.
    La Chiesa siriana chiede di essere aiutata a vivere insieme ai musulmani e il dialogo aiuta a far emergere le sezioni maggioritarie della società islamica che non si identificano nei richiami alla pulizia etnica dei movimenti come l’ISIS.
  • un altro motivo di fondo consiste nel fatto che l’Islam è una realtà molto frammentaria e l’ISIS è il segno di una crisi interna allo stesso Islam; infatti molta parte delle vittime della Jihad sono musulmani appartenenti alla minoranza sciita. Inoltre l’ISIS esibisce le proprie atrocità e propone ai giovani un modello di riscatto per colmare il vuoto di senso e le frustrazioni che essi vivono.
    Si può dire che il conflitto alimenti il senso di appartenenza all’ISIS e quindi il dialogo interreligioso è l’unico modo per opporsi a tutto ciò.

Infine, ad una specifica domanda posta durante il confronto che è susseguito, i nostri ospiti hanno evidenziato come anche all’interno del mondo musulmano esistano realtà associative molto forti che offrono ai giovani esperienze di servizio ai poveri e agli emarginati e che si battono per il riconoscimento dei diritti fondamentali degli uomini a qualunque gruppo etnico o religioso appartenga.

L’incontro è poi terminato con una preghiera per i cristiani perseguitati ricca di testimonianze utili alla riflessione personale e di invocazioni per la pace nelle terre martoriate dalla guerra e per i popoli profughi.

Luca

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