I GIOVANISSIMI AFFRONTANO LA PRIMA BEATITUDINE

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Con i giovanissimi abbiamo affrontato venerdì la beatitudine “Beati i poveri in Spirito”. Un po’ di idee, occasioni di riflessione personale, momenti di silenzio e di apertura ai problemi del mondo. Ecco allora un altro articolo apparso sul giornale Avvenire che tratta il tema della prima beatitudine pronunciata da Gesù

di ENZO BIANCHI priore monastero di Bose.

 Avvenire, 27 giugno 2015

“Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli” (Mt 5,3… Gesù ha vissuto quale “mite e umile di cuore” (Mt 11,29) vivendo in prima persona un’esistenza colma di senso. Egli, infatti, aveva una ragione per la quale valeva la pena spendere la vita, fino alla morte: la libera scelta di amare tutti gli uomini suoi fratelli, persino i nemici.

La povertà vissuta e annunciata da Gesù – lui che è l’uomo delle beatitudini – non è un mancare di tutto (non si troverebbe mai il fondo!), non è miseria o indigenza, ma è una rinuncia a possedere per sé: ciò che si ha e si è va sempre condiviso con gli altri; ciò che si ha e si è non va considerato come un privilegio, come un titolo di successo o di potere, ma occorre condividerlo, senza trattenerlo per sé… Non lo si ripeterà mai abbastanza: il vero nome della povertà vissuta da Gesù Cristo, e dunque della povertà cristiana, è condivisione.

Ilario di Poitiers affermava che “gli umili in spirito sono coloro che si ricordano di essere umani” e un autore moderno gli fa eco parlando di un atteggiamento di “radicale desistenza”, ovvero della sconfessione pratica di ogni arrogante sufficienza, di ogni pretesa di dominare e prevalere sull’altro, di ogni egoistico possesso materiale o spirituale. Solo attraverso l’assunzione della semplicità e la disponibilità a rendere ogni giorno povero il nostro cuore, “sulle tracce di Cristo” (cf. 1Pt 2,21), giungeremo alla comunione fraterna.