L’incontro sull’Islam dei Giovani di A.C. con Don Claudio Doglio

Mercoledì 11 febbraio, serata con grande ospite. Per il gruppo giovani di Azione Cattolica è l’occasione preziosa di parlare di Islam in compagnia dell’insigne professore Don Claudio Doglio.

Il tempo stringe e le domande sono tante.


Si comincia con un’introduzione storica sulla nascita della religione islamica, dettata dall’incalzare dei nostri quesiti.

«Il Dio della religione cristiana coincide con il Dio della religione musulmana?» si chiede Gianluca. «E’ riconosciuta la figura di Gesù?» si domanda Silvia e «qual è il ruolo di Maria?» completa Luigi.

Ma non solo, da parte del gruppo c’è tanta curiosità anche sulle questioni scottanti che affollano i giornali e i dibattiti mediatici, come «il problema dell’uso del velo e della condizione della donna» che riporta Irene oppure «la costruzione delle moschee» che tira in ballo Enrico o ancora «il terrorismo e l’odio verso l’Occidente» che evidenzia Simona. 


Questioni che vengono bollate subito dal relatore come «marginali».
«Non focalizzatevi su questi aspetti marginali, cercate di andare alla radice del credo» è il monito di Doglio.


E la radice dell’Islam affonda proprio nel terreno de La Mecca, dove Maometto inizia a conoscere realtà cristiane settarie, in lotta tra loro per diatribe teologiche. Correva l’anno 600 d.C.
Maometto da commerciante cammelliere si afferma da subito come un intelligente legislatore e capo religioso.

Prendendo in mano la situazione, in un’Arabia dal contesto religioso caratterizzato da politeismo e da conflitti tribali, afferma una posizione netta e semplicistica di monoteismo. La sua guida è all’insegna di un pragmatismo con una certa valenza politica.

Se geograficamente la cultura islamica unifica decine di nazioni dall’Indonesia al Medio Oriente, dal nord Africa all’area sub sahariana, è pur vero che si tratta di una realtà complessa nella quale convivono diversi tipi di islam. A cominciare dalla prima grande divisione avvenuta alla morte di Maometto per individuare il successore, ossia il califfo, che avrebbe avuto il diritto di governare e guidare. Si svilupparono così i due grandi filoni, presenti ancora oggi, i sunniti, che seguono lo zio di Maometto e gli sciiti, che seguono il genero del profeta.

Nel corso dell’incontro comparando aspetti dei diversi credi, cristianesimo e islam, non ci si può che soffermare sulle profonde differenze che contraddistinguono i rispettivi testi sacri: Bibbia e Corano.

Quest’ultimo non è per i musulmani un testo ispirato da Dio, bensì dettato a Maometto, in un momento specifico, il mese di Ramadan, tramite l’arcangelo Gabriele.

Scritto quattordici secoli fa appare ai musulmani stessi un testo dall’arabo piuttosto criptico, più della lontananza linguistica che potremmo percepire noi leggendo l’italiano di un’opera di Dante o di Boccaccio.

Non c’è alcuna patina melensa tipica del politically correct nelle parole di Don Doglio. L’Islam viene affrontato senza ripiegare ai problemi sociali o politici ma solo dal punto di vista teologico e letterario.

E proprio riguardo alla dottrina si sottolinea una generale teologia semplicistica nonché una consonanza della stessa con l’istintività umana. Di fatti nell’Islam non si può credere che Maria, una donna, madre di un profeta, abbia delle qualità positive o divine né si può tollerare che un profeta sia morto in croce. Di sicuro i cristiani si sbagliano, Allah ha fatto sì che su quel legno ci finisse il cireneo e non Gesù. D’altronde San Paolo ci aveva avvertito che la croce è una teologia troppo, troppo lontana dalle logiche umane, “è scandalo per i giudei e stoltezza per i pagani”. Così è stato per romani ed è per i musulmani.

Di fronte ai cristiani picchiati in alcuni paesi arabi, rei di maneggiare un vangelo, è difficile porgere solo l’altra guancia. Di sicuro «bisogna rivendicare una forte reciprocità del rispetto, se in Europa costruiamo una moschea, si deve poter edificare anche una chiesa in un paese arabo» afferma con tono deciso Don Claudio.

Tra le impressioni raccolte dall’incontro, spicca la questione sul legame tra religione e società civile sollevata da Diego, che spesso sfocia in organizzazioni terroristiche.

«A differenza dell’Occidente cristiano nell’Islam è impensabile una separazione tra Stato e religione» tuona Doglio. Il concetto di laicità che risuona già nel vangelo da quelle pagine “Date a Cesare quel che è di Cesare” è una delle tante novità introdotte proprio da Gesù.

E tra le numerose novità c’è anche la visione di monoteismo.

Andrea ricorda le parole di Doglio relative al Dio trinitario quindi espressione di relazione e di comunione, contro lo schema rigido ed egoistico di un semplice sovrano.

Non esiste un equivalente di un papa, né una classe religiosa, tuttavia «non mancano variegate figure che assumono un ruolo politico e religioso – racconta Doglio – e per questo motivo si riscontrano differenti interpretazioni del testo sacro, sia per quanto riguarda l’estensione del velo che deve coprire la testa della donna, sia per il significato da attribuire alle parole coraniche di guerra santa».

Nell’Europa liberale e secolarizzata, per Don Claudio, «la minaccia di un abbandono cospicuo di fedeli all’ateismo è uno scenario prevedibile, come è avvenuto per il cristianesimo dal dopoguerra». Di sicuro per il futuro sarà necessario che le autorità islamiche affrontino il problema di un’analisi storico-critica del loro testo sacro nonché risolvano la questione delle donne musulmane le quali, in occidente, acquisiranno coscienza della loro dignità e rivendicheranno diritti.

«Da quest’incontro riscopro la profondità e la bellezza del cristianesimo» commenta Clara.

«C’è da prendere sempre più sul serio quell’incoraggiamento di Don Doglio sull’essere cristiani convinti e testimoni» afferma Luigi.«Mi rattrista guardare alla storia dell’Islam e sentire come la sua origine sia frutto di un’imposizione di uno schema rigido che risultasse facile da affermare in un popolo, mentre la sua espansione sia conseguenza di un comando forte» interviene Silvia. «La descrizione lineare e oggettiva dell’Islam non fa che risaltare la bellezza della nostra fede. Il processo di semplificazione della religione da parte di Maometto è proprio in opposto alla varietà, alla profondità e alla particolarità del Cristianesimo» chiosa Marco (Damonte).

Di carne al fuoco ne è stata messa tanta, tra i saluti e i ringraziamenti si ritorna alle proprie case, con una carica in più per vivere la propria fede e con una serie di elementi e di suggerimenti che possono essere una gradita bussola per navigare nella realtà multiforme dell’Islam.

Gabriele Vallarino