” Un pensiero al giorno” – luglio 2015

Diego

Cari figli, vi invito a diffondere la fede in mio Figlio, la vostra fede. Voi, miei figli, illuminati dallo Spirito Santo, miei apostoli, trasmettetela agli altri, a coloro che non credono, non sanno e non vogliono sapere. Perciò voi dovete pregare molto per il dono dell’amore, perché l’amore è un tratto distintivo della vera fede e voi sarete apostoli del mio amore. L’amore ravviva sempre nuovamente il dolore e la gioia dell’Eucaristia, ravviva il dolore della Passione di mio Figlio, che vi ha mostrato cosa vuol dire amare senza misura; ravviva la gioia del fatto che vi ha lasciato il suo Corpo ed il suo Sangue per nutrirvi di sé ed essere così una cosa sola con voi.

Guardandovi con tenerezza provo un amore senza misura, che mi rafforza nel mio desiderio di condurvi ad una fede salda. Una fede salda vi darà gioia e allegrezza sulla terra e, alla fine, l’incontro con mio Figlio.

Questo è il suo desiderio. Perciò vivete Lui, vivete l’amore, vivete la luce che sempre vi illumina nell’Eucaristia. Vi prego di pregare molto per i vostri pastori, di pregare per avere quanto più amore possibile per loro, perché mio Figlio ve li ha dati affinché vi nutrano col suo Corpo e vi insegnino l’amore. Perciò amateli anche voi! Ma, figli miei, ricordate: l’amore significa sopportare e dare e mai, mai giudicare. Vi ringrazio”

(Messaggio della Madonna di Medjugorje del 2 luglio)


Andrea

Ho paura di dire di sì, o Signore. Dove mi condurrai?

Ho paura di avventurarmi, ho paura di firmare in bianco,

ho paura del sì che reclama altri sì.

Eppure non sono in pace.

Mi insegui, o Signore, sei in agguato da ogni parte.

Cerco il rumore perché temo di sentirTi, ma Ti infiltri in un silenzio.

Fuggo dalla via perché Ti ho intravisto, ma mi attendi quando giungo in fondo alla strada.

Dove mi potrei nascondere? 

Ovunque T’incontro: non è dunque possibile sfuggirti!

Ma ho paura di dire di sì, o Signore

O Signore, ho paura della Tua esigenza, ma chi Ti può resistere?

Affinché venga il Tuo regno e non il mio, 

affinché sia fatta la tua volontà e non la mia, aiutami a dire di SÌ.

(Padre Michel Quoist)



Don Giovanni


La dinamica di parola e silenzio, che segna la preghiera di Gesù in tutta la sua esistenza terrena, soprattutto sulla croce, tocca anche la nostra vita di preghiera in due direzioni.

 

La prima è quella che riguarda l’accoglienza della Parola di Dio. E’ necessario il silenzio interiore ed esteriore perché tale parola possa essere udita. E questo è un punto particolarmente difficile per noi nel nostro tempo. Infatti, la nostra è un’epoca in cui non si favorisce il raccoglimento; anzi a volte si ha l’impressione che ci sia paura a staccarsi, anche per un istante, dal fiume di parole e di immagini che segnano e riempiono le giornate. Per questo nella già menzionata Esortazione Verbum Domini ho ricordato la necessità di educarci al valore del silenzio: «Riscoprire la centralità della Parola di Dio nella vita della Chiesa vuol dire anche riscoprire il senso del raccoglimento e della quiete interiore. La grande tradizione patristica ci insegna che i misteri di Cristo sono legati al silenzio e solo in esso la Parola può trovare dimora in noi, come è accaduto in Maria, inseparabilmente donna della Parola e del silenzio» (n. 21). Questro principio – che senza silenzio non si sente, non si ascolta, non si riceve una parola – vale per la preghiera personale soprattutto, ma anche per le nostre liturgie: per facilitare un ascolto autentico, esse devono essere anche ricche di momenti di silenzio e di accoglienza non verbale. Vale sempre l’osservazione di sant’Agostino: Verbo crescente, verba deficiunt – «Quando il Verbo di Dio cresce, le parole dell’uomo vengono meno» (cfr Sermo 288,5: PL 38,1307; Sermo 120,2: PL 38,677). I Vangeli presentano spesso, soprattutto nelle scelte decisive, Gesù che si ritira tutto solo in un luogo appartato dalle folle e dagli stessi discepoli per pregare nel silenzio e vivere il suo rapporto filiale con Dio. Il silenzio è capace di scavare uno spazio interiore nel profondo di noi stessi, per farvi abitare Dio, perché la sua Parola rimanga in noi, perché l’amore per Lui si radichi nella nostra mente e nel nostro cuore, e animi la nostra vita. Quindi la prima direzione: reimparare il silenzio, l’apertura per l’ascolto, che ci apre all’altro, alla Parola di Dio.

C’è però anche una seconda importante relazione del silenzio con la preghiera. Non c’è, infatti, solo il nostro silenzio per disporci all’ascolto della Parola di Dio; spesso, nella nostra preghiera, ci troviamo di fronte al silenzio di Dio, proviamo quasi un senso di abbandono, ci sembra che Dio non ascolti e non risponda. Ma questo silenzio di Dio, come è avvenuto anche per Gesù, non segna la sua assenza. Il cristiano sa bene che il Signore è presente e ascolta, anche nel buio del dolore, del rifiuto e della solitudine. Gesù rassicura i discepoli e ciascuno di noi che Dio conosce bene le nostre necessità in qualunque momento della nostra vita. Egli insegna ai discepoli: «Pregando, non sprecate parole come i pagani: essi credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno prima ancora che gliele chiediate» (Mt 6,7-8): un cuore attento, silenzioso, aperto è più importante di tante parole. Dio ci conosce nell’intimo, più di noi stessi, e ci ama: e sapere questo deve essere sufficiente. Nella Bibbia l’esperienza di Giobbe è particolarmente significativa al riguardo. Quest’uomo in poco tempo perde tutto: familiari, beni, amici, salute; sembra proprio che l’atteggiamento di Dio verso di lui sia quello dell’abbandono, del silenzio totale. Eppure Giobbe, nel suo rapporto con Dio, parla con Dio, grida a Dio; nella sua preghiera, nonostante tutto, conserva intatta la sua fede e, alla fine, scopre il valore della sua esperienza e del silenzio di Dio. E così alla fine, rivolgendosi al Creatore, conclude: «Io ti conoscevo solo per sentito dire, ma ora i miei occhi ti hanno veduto» (Gb 42,5): noi tutti quasi conosciamo Dio solo per sentito dire e quanto più siamo aperti al suo silenzio e al nostro silenzio, tanto più cominciamo a conoscerlo realmente. Questa eystrema fiducia che si apre all’incontro profondo con Dio è maturata nel silenzio. San Francesco Saverio pregava dicendo al Signore: io ti amo non perché puoi darmi il paradiso o condannarmi all’inferno, ma perché sei il mio Dio. Ti amo perché Tu sei Tu.

(Benedetto XVI,Udienza 7 marzo 2012)


Irene D.

http://it.radiovaticana.va/news/2015/07/07/messa_a_quito_papa_fede_cristiana_rivoluzionaria,_%C3%A8_unit%C3%A0/1156757

Vorrei condividere con voi il discorso che Papa Francesco ha fatto oggi a Quito, ed in particolar modo un’esclamazione che mi ha colpito molto.

“La nostra fede è 

sempre rivoluzionaria”


 

Diego


Ho scoperto solo da poco tempo che Gesù quando ha camminato sulle acque, queste erano tempestose !

Infatti Egli interviene sempre nel momento del bisogno!

Ti chiama con se quando le acque sono mosse, quando i pensieri sono turbati, quando il cuore è ferito.

Preghiamo dunque e non stanchiamoci!

Ringraziamo il Signore che ci accudisce e ci salva !

Lodiamo colui che è sempre presente anche quando non lo pensiamo!

Pregate insieme a me il Signore, che ci sostenga sempre a noi giovani nella nostra crescita continua e allegerisca le pesanti croci che molte famiglie sono costrette a portare sulle spalle ogni giorno!

Grazie di cuore a tutti!


 

Mammo

Una testimonianza semplice ma autentica.


Clara

Questa estate il Papa suggerisce di avere attenzione oltre al tempo dedicato al nostro riposo, a riservare anche un tempo per Dio e un tempo per gli altri. Questa attenzione corrisponde a una verità profonda della nostra vita, ovvero che solo nella relazione vera con l’altro troviamo vita e ristoro. Talvolta, al contrario, abbiamo la tentazione di vivere il nostro tempo di riposo come un’evasione, una vera e propria fuga da tutto e da tutti, ma soprattutto dal nostro quotidiano, smarrendoci nelle solitudini di luoghi esotici o nella confusione di una folla anonima. Invece é solo nell’incontro con Dio e con l’altro che possiamo davvero recuperare il nostro centro e le nostre energie. 

-Don Marco Galli


 

Andrea

Oggi non pochi giovani dubitano profondamente che la vita sia un bene e non vedono chiarezza nel loro cammino. Più in generale, di fronte alle difficoltà del mondo contemporaneo, molti si chiedono: io che cosa posso fare?

La luce della fede illumina questa oscurità, ci fa comprendere che ogni esistenza ha un valore inestimabile, perché frutto dell’amore di Dio. Egli ama anche chi si è allontanato da Lui o lo ha dimenticato: ha pazienza e attende; anzi, ha donato il suo Figlio, morto e risorto, per liberarci radicalmente dal male. E Cristo ha inviato i suoi discepoli per portare a tutti i popoli questo annuncio gioioso di salvezza e di vita nuova.

Gesù ha inviato i suoi discepoli in missione con questo mandato: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato» (Mc 16,15-16). Evangelizzare significa portare ad altri la Buona Notizia della salvezza e questa Buona Notizia è una persona: Gesù Cristo. Quando lo incontro, quando scopro fino a che punto sono amato da Dio e salvato da Lui, nasce in me non solo il desiderio, ma la necessità di farlo conoscere ad altri.

All’inizio del Vangelo di Giovanni vediamo Andrea il quale, dopo aver incontrato Gesù, si affretta a condurre da Lui suo fratello Simone (cfr 1,40-42). L’evangelizzazione parte sempre dall’incontro con il Signore Gesù: chi si è avvicinato a Lui e ha fatto esperienza del suo amore vuole subito condividere la bellezza di questo incontro e la gioia che nasce da questa amicizia. Più conosciamo Cristo, più desideriamo annunciarlo. Più parliamo con Lui, più desideriamo parlare di Lui. Più ne siamo conquistati, più desideriamo condurre gli altri a Lui.

Cari giovani, lasciatevi condurre dalla forza dell’amore di Dio, lasciate che questo amore vinca la tendenza a chiudersi nel proprio mondo, nei propri problemi, nelle proprie abitudini; abbiate il coraggio di «partire» da voi stessi per «andare» verso gli altri e guidarli all’incontro con Dio.

(Papa Benedetto XVI – Messaggio per la XXVIII Giornata Mondiale per la Gioventu’)

per i piu’ tenaci ecco il messaggio completo    http://w2.vatican.va/content/benedict-xvi/it/messages/youth/documents/hf_ben-xvi_mes_20121018_youth.html


Luigi

Condivido con voi un brano del Vangelo di Matteo. Ogni volta che lo leggo mi trasmette molta serenità e mi fa sentire la vicinanza del Signore.

Gli undici discepoli, intanto, andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro fissato. Quando lo videro, gli si prostrarono innanzi; alcuni però dubitavano. E Gesù, avvicinatosi, disse loro: «Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra. Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».


Elena

“Non si è mai soli davanti al mistero della sofferenza: si è col Cristo che dà senso a tutta la vita. Con Lui tutto ha un senso, compresi il dolore e la morte”

Papa Giovanni Paolo II


Silvia G.

Signore, mi senti? Soffro tremendamente. Asseragliato in me stesso, prigioniero di me stesso. Non sento che la mia voce, non vedo che me stesso, e dietro di me non v’è che sofferenza. Signore, mi senti? Liberami dal mio corpo, che è tutto brama, e tutto quello che tocca con i suoi innumerevoli grandi occhi, con le sue mille mani tese, è solo per coglierlo e cercare di calmare la sua insaziabile fame. Signore, mi senti? Liberami dal mio cuore, tutto gonfio di amore, ma, mentre credo di amare pazzamente, intravvedo rabbioso che ancora amo me stesso nell’altro. Signore, mi senti? Liberami dal mio spirito, pieno di se stesso, delle sue idee, dei suoi giudizi; non sa dialogare, perchè non lo colpisce altra parola fuorchè la sua. Solo, mi annoio, mi detesto, mi disgusto, e mi rigiro nella mia sudicia pelle come il malato nel suo letto bruciante da cui vorrebbe scappare. Tutto mi sembra brutto, mostruoso, senza luce, … perchè non posso veder nulla se non attraverso me. Mi sento disposto ad odiare gli uomini ed il mondo intero, … per dispetto, perchè non li posso amare. Vorrei uscire, vorrei camminare, correre verso un altro paese. So che esiste la GIOIA, l’ho vista raggiare sui volti. So che brilla la LUCE, l’ho vista illuminare gli sguardi. Ma Signore, non posso uscire, insieme amo e odio la mia prigione, perchè la mia prigione sono io. Ed io mi amo, mi amo, o Signore, e mi faccio ribrezzo. Signore, non trovo neppure più la porta di casa mia. Mi trascino tastoni, accecato, urto nelle mie stesse pareti, nei miei propri limiti, mi ferisco. Ho male, Ho troppo male, e nessuno lo sa, perchè nessuno è entrato in casa mia. Sono solo, solo. Signore, Signore, mi senti? Signore, indicami la mia porta, prendi la mia mano. Apri. Indicami la Via, la via della GIOIA, della LUCE. … Ma … Ma, o Signore, mi senti Tu?

Figliuolo, Io ti ho sentito. Mi fai compassione. Da tanto tempo spio le tue imposte chiuse. Aprìle, la Mia luce ti rischiarerà. Da tanto tempo Io sono davanti al tuo uscio sprangato, aprilo, mi troverai sulla soglia. Io ti attendo, gli altri ti attendono, ma bisogna aprire, ma bisogna uscire da te. Perchè rimanere prigioniero di te stesso? Sei libero. Non ho chiuso Io la tua porta, non posso riaprirla Io, … perchè sei tu dall’interno a tenerla solidamente sprangata.

(Padre Michel Quoist)


Caterina

Buonasera ragazzi …volevo condividere con voi la Lode alla Vergine  Maria presente nel XXXIII Canto del Paradiso ,della Divina Commedia, di Dante Alighieri☺

È un piccolo frammento,secondo me, molto bello e significativo☺

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Carolina

Come molti di voi anche io mi sono scordata di scrivere il pensiero del giorno il 17.. cosi lo scrivo oggi…

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Emanuela

Ricorda, se hai bisogno di una mano la troverai alla fine del tuo braccio e mentre diventi più grande ricorda che hai un altra mano: la prima serve per aiutare te stesso la seconda per aiutare gli altri.

Audrey Hepburn


 

Elia

Il tempo scorre inesorabilmente senza lasciarciil tempo di rendercene conto. Oggi sei un ragazzo che frequenta le superiori, domani l’università e dopodomani sei già vecchio.

Non lascate mai che la vostra vita vi sfugga dalle mani, siate gli artefici di ogni vostra azione e non accettate uno stile di vita che non vi è proprio. 

Amate, vivete, sorridete!


Merc

Buonasera oggi casualmente tocca a me. Volevo proporvi la prima lettura della festa dei Santi Nazario e Celso, mi ha sempre dato una forte speranza

Le anime dei giusti, invece, sono nelle mani di Dio,

nessun tormento le toccherà.

2 Agli occhi degli stolti parve che morissero;

la loro fine fu ritenuta una sciagura,

3 la loro partenza da noi una rovina,

ma essi sono nella pace.

4 Anche se agli occhi degli uomini subiscono castighi,

la loro speranza è piena di immortalità.

5 Per una breve pena riceveranno grandi benefici,

perché Dio li ha provati

e li ha trovati degni di sé:

6 li ha saggiati come oro nel crogiuolo

e li ha graditi come un olocausto.

7 Nel giorno del loro giudizio risplenderanno;

come scintille nella stoppia, correranno qua e là.

8 Governeranno le nazioni, avranno potere sui popoli

e il Signore regnerà per sempre su di loro.

9 Quanti confidano in lui comprenderanno la verità;

coloro che gli sono fedeli

vivranno presso di lui nell’amore,

perché grazia e misericordia

sono riservate ai suoi eletti.


 

Maria

“Ho una vita sola e non posso sprecarla, voglio viverla per qualcosa di grande, per qualcosa che non passa: soltanto Dio non passa, solo l’amore resta”. ( Chiara Amirante) 

” Sii amante e praticante della semplicità e dell’umiltà, non curarti dei giudizi del mondo, perché se questo mondo non avesse qualcosa da dire contro di te, non saresti veramente servo di Dio.

L’umiltà e la carità vanno di pari passo. L’una glorifica mentre l’altra santifica. L’umiltà e la purezza dei costumi sono ali che elevano fino a Dio e quasi divinizzano. Perciò sii sempre e in tutto umile, serbando sempre gelosamente la purezza del tuo corpo e del tuo cuore. ” 

Tieni nel tuo cuore Gesù Cristo crocifisso e tutte le croci del mondo ti sembreranno rose”. 

( S.Pio da Pietralcina)


Diego

La quercia chiese al mandorlo:”parlami di Dio”

 e il mandorlo fiorì !

(Cit. N.K.)


Giamba

Non dire mai: “io”

Dì invece: “noi”

Non dire mai: ” Mio”

Dì invece nostro: “Nostro”

Non dire mai: “Tocca a lui”

Dì invece: “Incomincio io”.

Non dire mai: “Non posso”

Dì invece: “Eccomi”.

Non dire mai: “Vattene!”

Dì invece: ” Vieni!”

Non dire mai: “Domani”

Dì invece: “Oggi”.

Non dire mai: “Morte”

Dì invece: “Vita”.

Non dire mai: “Mai”.

S. Lawrence


Stefania

“Chi dava a voi tanta giocondità è per tutto; e non turba mai la gioia de’ suoi figli, se non per prepararne loro una più certa e più grande”.

 A. Manzoni nell’Addio Monti


Andrea

Mi permetto di condividere con Voi il Vangelo di oggi e una riflessione. A volte noi cristiani, che dovremmo essere i piu’ vicini a Gesu’,  siamo a volte distanti e increduli di fronte a quello che Lui puo’ fare per noi è attraverso di noi. Partecipiamo alla Messa, ci impegnamo in Parrocchia, discutiamo su mille questione ma poi ci manca la cosa piu’ importante: la capacita’ di abbandonarci tra le sue braccia, di stupirci del Mistero della sua presenza.

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo 13,54-58.

In quel tempo, Gesù venuto nella sua patria insegnava nella loro sinagoga e la gente rimaneva stupita e diceva: «Da dove mai viene a costui questa sapienza e questi miracoli? Non è egli forse il figlio del carpentiere? Sua madre non si chiama Maria e i suoi fratelli Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? E le sue sorelle non sono tutte fra noi? Da dove gli vengono dunque tutte queste cose?». E si scandalizzavano per causa sua. Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua».  E non fece molti miracoli a causa della loro incredulità.

San Massimo il Confessore 

« Non è lui forse il figlio del carpentiere ? »

Il Verbo, la Parola di Dio, è nato una volta per tutte secondo la carne. A motivo però del suo amore per gli uomini, desidera nascere senza sosta secondo lo spirito per coloro che lo desiderano; si fa bambino e si forma in loro insieme con le virtù; si manifesta nella misura in cui sa quanto colui che lo riceve ne è capace. In questo modo, non è per gelosia che attenua lo splendore della sua grandezza, bensì perché valuta e misura la capacità di coloro che desiderano vederlo. 

Perciò, il Verbo di Dio si rivela sempre a noi nel modo più opportuno per noi e tuttavia rimane invisibile a tutti, a causa dell’immensità del suo mistero. Questo è il motivo per cui l’Apostolo per eccellenza, considerando la forza di questo mistero, dice con saggezza: « Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi e sempre » (Eb 13, 8); contemplava questo mistero sempre nuovo che l’intelligenza non finirà mai di scrutare. Cristo che è Dio si fa bambino… lui che aveva creato tutto dal nulla… Dio si fa uomo perfettamente, senza rifiutare nulla della natura umana, eccetto il peccato, che del resto non è proprio di questa natura… Sì, l’incarnazione di Dio è un gran mistero e tale rimane… Solo la fede può afferrare questo mistero, lei che è al fondo di tutto quanto oltrepassa l’intelligenza e supera quanto possiamo esprimere.


Sara

‎“Fino a quando non avrai veramente accettato i tuoi limiti, non potrai costruire nulla di solido perché sciupi il tuo tempo a desiderare gli strumenti che sono nelle mani degli altri e non ti accorgi di possederne anche tu, differenti, è vero, ma altrettanto utili.” 

Michel Quoist